sabato 12 aprile 2014

L'OSPITATA - Intervista di Plutone Box a MARPLO

Una vera Blogger dovrebbe scrivere ogni settimana. E' vero. Ma ogni tanto c'è bisogno di una pausa, e così ho pensato "all'ospitata": cioè "ospitare" l'intervista di un amico, il misterioso PLUTONE BOX. Mi ha spedito un vero e proprio PAPIRO da leccarsi i baffi!!! L'amico BOX ha intervistato niente meno che MARPLO, vignettista trentino ed è per me un piacere ospitare l'intervista sul mio blog, dopo che la stessa è apparsa sulla webzine UNDERGROUNDZINE del mese di aprile http://issuu.com/undergroundzinewebzine/docs/ug_aprile_14 (Leggetelo!!!) Enjoy!! A presto! 
Eva Corre


PISTA! USCIRE DAI MARGINI DEL FUMETTO

di Plutone Box

4 chiacchiere con Marplo, vignettista di MondoDucati, InMoto, Bicilindrica e NoiseBiker...ma non solo!


 START

L'amicizia, la stima ma soprattutto la curiosità (motore del mondo) mi portano a casa di MarPlo, noto artista dal polso facile, sia si tratti di "dare di gas" che si tratti del sacro uso della matita. Appassionato di moto e collezionista di fumetti, unisce le due cose e ne fa una professione! 
  Guizzante favella, sorriso contagioso, si racconta con ironia e senza peli sulla lingua, tra capatine in teatro come attore e "scemografo" nella compagnia "Spiazaròi" di A. Castelli (del quale illustra il libro di racconti "Nuvole"), vignette da esportazione, mascotte, moto-loghi e fantasy al sapore di canederli. 
  Sposato con Elena, hanno 2 figli: uno si chiama Valentino e l'altro ha iniziali GP. Sarà un caso? Il suo divertentissimo libro "Pista(non so se mi piego…!)” che mi ha fatto innamorare del suo stile, ci fa capire molte cose...
 
LA PASSIONE: MOTO E FUMETTI
La mia passione per le moto è nata fin da piccolissimo. Ricordo un film con Elvis Presley a bordo di una Harley Davidson che mi colpì fin da subito. In un secondo momento vidi in tv le superbike con il grande e sfortunato campione della Ducati Giancarlo Falappa che mi fece innamorare definitivamente di questa dueruote! Finché me ne comprai una! Ho cominciato così: ogni sabato che Dio mandava in terra, piovesse o nevicasse, io e i miei amici eravamo lì, al distributore, pronti a partire e a farci un bel giro in moto! Il sabato ero la persona più felice del mondo. Eravamo consci dei nostri limiti e pronti a ridere di noi stessi. La ricerca del mio stile da disegnatore è quindi partita rivolgendomi direttamente al mondo delle moto, il campo era libero! Con un occhio al JoeBarTeam (unico fumetto a livello europeo che "parla" di moto), ho cominciato a disegnare seriamente. Un primo occhio allo stile franco-belga (Asterix) molto morbido, adatto a "stiracchiare" la moto che subisce
sulla carta la forza della velocità, la frenata, l'attrito e l'accelerazione. Per me la moto ha un'anima, diventa protagonista al pari del personaggio che la cavalca. Mi sento vicino allo stile dinamico di Cavazzano. Ho sempre avuto fortuna fuori dal Trentino. Ho bussato alle porte di MondoDucati di Firenze con cui è iniziata una lunga collaborazione che ne ha poi chiamate altre. Ho collaborato con moltissimi siti e aziende motociclistiche. Non ho mai pensato di lasciare il Trentino, farei veramente fatica ad andare via di qua. Sono molto legato alla mia terra nonostante le sue contraddizioni.
 
IL DISEGNO
Normalmente sono abituato alla striscia, 4 vignette dove mi devo gestire la partenza della storia e mi gioco tutto nella battuta finale. Di solito mi faccio uno story-board e poi comincio a disegnare, raramente torno indietro. Arrivo fino in fondo, è una questione di pratica. Ho affinato il mio stile grazie agli errori e all’esperienza. Ci sono casi in cui ti metti davanti al foglio bianco e parti con un’ idea che poi magari ti porta da tutt’altra parte, ma è un rischio. Sono pochi quelli che disegnano senza pensare. Uno di questi era Jacovitti, assolutamente senza canovaccio! Tieni a mente che devi far sapere prima alle riviste quello che poi andrai a fare. Spesso sei obbligato a rispettare delle scadenze e a seguire il “filone” che ti chiedono. Tutto ciò con il tempo diventa restrittivo e alla lunga stancante. Mi è successo con MotoDomus, delle vignette alle quali ero molto affezionato: alla fine di parlare della stessa moto e stessa situazione, ne avevo abbastanza… Non fraintendermi, per me disegnare è comunque sempre un piacere, talvolta lo faccio anche semplicemente guardando un film...

PISTA!: THE BOOK
Qualche annetto fa ho fatto la mia prima gara in moto, una gara di regolarità, non di velocità. In quell' occasione MondoDucati mi ha chiesto di scrivere un articolo corredato da disegni che parlasse di questa mia esperienza. L' articolo è piaciuto a tal punto che molti hanno scritto che avrebbero voluto partecipare l'anno dopo. Probabilmente è nata qui l'idea del mio libro dove descrivo con ironia il mondo della Pista, le mie esperienze e personaggi che ho conosciuto, partendo da ricordi miei e racconti dei miei amici. Un mondo molto più "libero" ad esempio di quello del custom, dove c'è gente che si prende molto più sul serio anche se ci si aspetterebbe il contrario. E ha mandato "a remengo" la famiglia...

ARTE IN ITALIA

In Italia non sei considerato un’artista, sia d’esempio per tutti il grandissimo Corrado Roi che qua ha la fama di essere “solo” uno dei disegnatori di Dylan Dog. In Italia la “fatica” è quella di farsi pagare per quello che fai e farsi riconoscere la proprietà intellettuale delle tue creazioni. Per esempio in Francia questo non succede. Te ne racconto una. In passato mi sono trovato “derubato” da un’azienda che ha la squadra in superbike di una cartolina (che faccio tutti gli anni per varie aziende motociclistiche). Li ho contattati chiedendo di toglierla dal sito, mi ha chiamato il Direttore per l’Italia scusandosi personalmente dicendomi che avrebbe preso provvedimenti nei confronti del grafico. Mi è capitato anche quest’anno…un ragazzo ha usato un logo che avevo venduto al BMW Club Italiano per il suo blog. L’ho contattato e mi ha detto: Non pensavo di farti dispiacere, ti faccio pubblicità…

OLTRE LE MOTO
L'importante collaborazione con Andrea Castelli è cominciata quando ho illustrato per lui il libro di racconti “Nuvole”, cimentandomi per la prima volta con l’acquarello. Sempre con l’acquarello ho illustrato alcune fiabe per bambini, una cosa che mi ha dato moltissima soddisfazione. Ultimamente sto creando un sacco di mascotte dove sono libero di fare quello che mi piace come mi piace. Le idee migliori vengono assolutamente per caso e spesso sei in autobus! In quei casi si usa la memoria. Un compito per le vacanze di mio nipote mi ha dato l’idea di scrivere un racconto fantasy in dialetto trentino(!!!). Ora sono a pagina 142 e conto di arrivare almeno
alla 300. Forse lo illustrerò anche se non ho mai disegnato fantasy. E’ un mio esperimento. Non ho un editore, chissenefrega.

AUTORI PREFERITI
A parte Debarre e Fanè del JoeBarTeam, dico Jack Kirby colui che ha contribuito a creare l’universo Marvel (Fantastici 4, Thor, Hulk, Silversurfer, in parte Capitan America…). Prolifico e… avanti: un tratto assolutamente inimitabile! Una qualsiasi sua storia non soffre del tempo passato, i suoi “macchinari” sono attuali anche se disegnati nel 1965! Un punto di riferimento è stato Will Eisner, uno dei primi che ha insegnato fumetto nelle scuole. E’ l’autore di "Fumetto & Arte Sequenziale" la Bibbia di chi disegna fumetti ! Lui è riuscito a uscire dalle vignette e a farne a meno. Illuminante!
Poi un sacco di disegnatori italiani, Hugo Pratt in cima alla lista. Andrea pazienza che sapeva fare cose meravigliose e...mi fermo qui, ne avrei mille!
 
FINISH
Parliamo di molte altre cose, per esempio di critiche(“le accetto tranne quelle che non ti dicono perché”), lumeggiatura, linea pulita belga, splash-page(e qui capisco che chi ha in mano il gergo possiede l’essenza!), video (ripensaci!!!), curiosità tecniche.
Per concludere in simpatia gli domando cosa vorrebbe scrivere sulla sua tomba. E qui mi fa subito capire come mai noi italiani siamo famosi per il possesso palla. “ Mi piacerebbe rispondere alla Walter Chiari: Non preoccupatevi, sto facendo un sonnellino!”. Gli chiedo di farci una vignetta!

sabato 21 settembre 2013

CONTROFASE: musica rarefatta per racconti disincantati


La copertina dell'Album
Il momento giusto per leggere un buon libro è la sera e, a volte, la notte. Un momento che si allunga fino a diventare un' intera giornata in autunno, quando scende la pioggia, soffia il vento e cadono le foglie secche. Sono questi i rari momenti di calma, in cui tutto si ferma e si riesce a pensare, a riflettere.
Oggi vi vorrei parlare di un gruppo, i Controfase e della loro produzione musicale, una musica rarefatta, adatta a questi momenti. Non è musica fatta per un consumo veloce, quella, per intenderci, che ascolti in sottofondo mentre ti lavi i denti e contemporaneamente leggi le mails. E' una musica da ascoltare con la stessa calma e attenzione con cui leggeresti un libro. Il gruppo è una vera eccellenza nella scena musicale bolzanina. Le loro produzioni  hanno "incassato" ottime recensioni dalle più grandi riviste di settore  ("Rispettabili criminali e comuni mortali - Un album eccezionale, di rara bellezza, accuratezza, profondità. Voto 9/10" secondo Alberto Sartore per Beautiful freaks, solo per citarne uno).
Il gruppo è composto da cinque elementi: Pietro Frigato, Marco Ober, Andrea Beggio, Emanuele Zottino, Barbara Schindler.
Foto di Controfase
Provengono da diverse esperienze musicali: classica, elettronica, hardcore, rock, sperimentale, improvvisazione collettiva. Suonano svariati strumenti. Incontro Pietro e Andrea in un bar del centro, voglio sapere direttamente da loro qualcosa sulla loro musica. Mi trovo davanti due persone animate da una grande passione per quello che fanno: una passione che si manifesta nel fiume di parole e nevrotiche sigarette di Pietro e nelle parole misurate e tranquille di Andrea. Quest'ultimo mi ha spiegato che la loro musica "non è il risultato di una contaminazione tra generi diversi, è più un puzzle di suoni, molta elettronica e strutture musicali minimaliste" è "il risultato dei gusti musicali di ognuno, delle proprie capacità". Io non riesco a trovare una definizione per loro musica e poi lo sapete, io la musica la vivo per le emozioni che riesce a trasmettermi. 
Foto di Controfase
La musica di Controfase mi fa pensare ad un quadro, che attraverso "colori" diversi  riesce ad imprimere forza alle parole di un testo, come una colonna sonora alle immagini di un film. I testi sono scritti e cantati, anzi direi "narrati" da Pietro (già autore di saggi). "Non sono testi di denuncia" precisa Pietro "é più la lettura rassegnata della società odierna, della politica, dell'economia. I testi raccontano gli aspetti più odiosi della nostra quotidianità, di tutti i giorni. E' una visione senza speranza".
E'  la lettura della realtà, filtrata attraverso gli occhi di un artista, una visione drammatica e amara, che si può condividere o no, amare o odiare, ma che non può lasciare indifferenti. La musica e le parole creano un forte pathos, oserei dire teatrale. I testi, diretti e toccanti, hanno una grande potenza narrativa. Nell'album "Rispettabili criminali e comuni mortali" ad esempio, ci raccontano storie di morti sul lavoro (Antongiulio) o  di precariato (Diario postumo di un lavoratore flessibile). La musica e i testi restituiscono immagini vive, reali, a volte poetiche, di uomini disillusi, impossibilitati a reagire, periferici, invisibili. Il pezzo del nuovo ep, Tutta roba risaputa, uscito nel giugno del 2013, è un "pezzo di rottura, rispetto alla produzione precedente" dice Pietro. Si discosta infatti da tematiche sociali per entrare nel dramma dell'individuo: la pazzia. Pazzia che non viene mai esplicitamente nominata, ma che scaturisce dalle immagini create dalla voce narrante, rese più vive dai suoni, a volte incalzanti, ripetitivi, diversi, lenti e poi potenti della musica.
Nell'album sono presenti anche dei pezzi strumentali, nei quali potrete apprezzare forse ancora di più, i vari "colori" che dipingono la musica dei Controfase. Sul sito potrete ascoltare i loro pezzi, vedere tutti i loro video e leggere i testi. Assolutamente da sentire, tra i film muti, il pezzo strumentale "La perle". Prendetevi il tempo per ascoltare con attenzione, la stessa attenzione che dedichereste a un buon libro, questa è una musica "da leggere", una musica diversa, da assaporare lentamente.
http://www.controfase.it/

"... Ma se fisso le formiche, cessano di muoversi. Allora accarezzo anche la schiena irsuta delle mosche lungo le pareti di corridoi d'albergo tutti uguali... " (Tutta roba risaputa - Controfase)


mercoledì 11 settembre 2013

SotAlaZopa: Green Rock for green people!



Foto Matteo Scalet
Viviamo in un periodo storico oscuro, caratterizzato dall'incertezza per il futuro. Disoccupazione, crisi economica e crisi dei valori. Si diventa sempre più passivi, si resta in attesa. Che cambi qualcosa, che scoppi la scintilla che rimetta in moto tutto, che arrivino tempi migliori. Ci si chiude in sé stessi, e qualcuno rinuncia anche a cercare il lavoro che non c'è. Oppure rinuncia perfino ad uscire, affidandosi ad una realtà virtuale molto più rassicurante di quella vera... Qualcuno ha coniato un termine nuovo per il periodo storico che attraversiamo. Ci troviamo nel bel mezzo del "Rinunciamento", dove la passività è la parola d'ordine. Non per tutti, fortunatamente. C'è chi non si rassegna, esce, si mischia, si confronta e agisce. Molto spesso questo succede nelle piccole comunità, dove nascono Associazioni culturali sorprendenti, che non hanno solo lo scopo di organizzare eventi d' intrattenimento, ma che si mettono in gioco in prima persona per favorire il cambiamento. Questo è quello che ho pensato leggendo il lavoro svolto dall' Associazione Aguàz (=rugiada), nata nel 2009 nel Primiero, nel Trentino orientale.
Foto Matteo Scalet
E' formata da una quarantina di soci, tra i 18 e i 30 anni, che hanno riunito le loro forze per organizzare il "Festival rock SotAlaZopa”(letteralmente sotto la zolla, cioè underground).
"Ma quali erano le aspettative dei soci quando hanno pensato di organizzare la prima edizione del festival?" l'ho chiesto al Presidente dell'associazione Aguàz, Marco Bonfante che mi ha risposto così: "Siamo partiti con l'intento di metterci in gioco e di realizzare in prima persona un evento per il nostro territorio che potesse dar voce alle idee dei giovani." Ecco vedete? Il cambiamento inizia con il mettersi in gioco e dare voce alle idee dei giovani, perchè è da loro che può arrivare il Nuovo.
Vi dico ancora una cosa che ho capito: il “SotAlaZopa” non è solo un festival di musica rock. E' molto di più.
E' un appuntamento culturale ad ampio raggio, che ha come scopo non solo il divertimento, ma anche la sensibilizzazione dei partecipanti su diverse tematiche: ambientali, di integrazione, solidarietà e volontariato. Si svolgerà il 13 e 14 settembre 2013 a Tonadico, un piccolo paese all'ombra delle Pale di San Martino. Le due serate sono dedicate ai concertoni rock, reggae e altro: i gruppi si alterneranno su due palchi denominati ”Sotalazopa” e “Aguàz”. Quello principale è riservato ai più conosciuti gruppi underground italiani (Tre Allegri ragazzi morti, Mellow Mood, the Cyborgs, Pan del Diavolo e Ministri) mentre sul secondo palco si esibiranno tanti altri gruppi, anche regionali (The Artificial Harbor, Bob and the Apple solo per citarne alcuni). Il programma del Festival è esteso anche al sabato pomeriggio, quando si potrà partecipare al pranzo no-strano, al torneo di green-volley, alla eco-merenda, allo spettacolo Moscowitz clown, e ad altri concerti musicali in centro storico (rassegna cantautori unplagged Saz, Sleeping Tree, Diego “dead man” Potron). I più coraggiosi potranno effettuare delle prove di volo in parapendio alla presenza di esperti piloti (Homo Volants).
Foto Matteo Scalet
Il Presidente mi ha spiegato, che l'Associazione Aguaz si è prefissa un altro obiettivo, quello di proporre eventi a ridotto impatto ambientale: "Seguiamo la filosofia dell'eco sostenibilità ambientale da diversi anni e per far questo ci concentriamo su alcune aree come: I rifiuti - raccolta differenziata, catering compostabile, bicchieri lavabili, bottiglie vuoto a rendere; Promozione - utilizzo di carta certificata e investimento in pubblicità web; Mezzi di trasporto - sensibilizzazione per l'utilizzo di mezzi di trasporto ad impatto zero (bici park con consumazione omaggio), promozione del carpooling; Alimenti - utilizzo di prodotti di origine biologica e di filiera agroalimentare trentina; Quest'anno grazie alla convezione con l'Associazione Re-Mida di Rovereto abbiamo realizzato la maggior parte degli allestimenti con materiale di scarto delle lavorazioni industriali e artigianali promuovendo il “riuso dei materiali” e il "rifiuto come nuova risorsa". Ci saranno poi tante altre novità... vi lasciamo la sorpresa su quelle..." Eva Corre però è curiosa ... E leggendo attentamente il programma ho scoperto almeno una delle novità di quest'anno: è il CampoSaz, un Workshop di architettura sostenibile, "in collaborazione con l'associazione Campo Marzio" - precisa il Presidente. 
Secondo me, un'altra idea vincente di questo evento è la possibilità di campeggiare liberamente in un'area prativa nelle immediate vicinanze della location. Non si tratta di un campeggio selvaggio!
Foto Matteo Scalet
E' tutto regolamentato e ben organizzato, e può diventare l'occasione per vivere in maniera diversa il festival, perché anche il campeggio può offrire momenti di socializzazione! Capite perché il SotAlaZopa è molto più di un festival rock? La musica è solo il mezzo per diffondere una vera e propria “filosofia” ecosostenibile, anche in campo turistico. Il tutto è reso possibile da un “esercito” di 60 volontari e, ciliegina sulla torta, l'ingresso al festival è gratuito. Penso che l'associazione Aguàz sia riuscita con questa idea a “coinvolgere” un po' tutti, in valle: i produttori locali, le altre associazioni culturali, ma anche le strutture ricettive che propongono in questa occasione numerose convezioni e pacchetti "ad hoc" .
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Foto Matteo Scalet

 Insomma, sapete che vi dico? Nel Primiero sono già "avanti". Stasera metto la tenda in macchina...E se sabato provassi a volare?

https://www.facebook.com/sotalazopa?ref=ts&fref=ts
https://www.youtube.com/user/aaguaz/videos 
 

martedì 27 agosto 2013

Rotoliamoci tutti insieme nel... FANGO!!!

Copertina dell'EP Icarus - GO DOWN Records

Eva Corre ha finalmente "strappato" un'intervista ai Fango, il gruppo stonergrunge più amato della scena trentina, molto conosciuto anche in Alto Adige. Riservati, non fotogenici (a parer loro), li ho scoperti uomini di poche parole. Musicisti per cui sono i fatti che contano, perchè sono i loro strumenti a parlare. La loro musica non si può spiegare, si può solo ascoltare.
Nel 2012 i Fango hanno aperto i concerti dei  Fatso Jetson, Red Fang, Black Tusk, OJM e Church Of Misery, e sabato 31 agosto saranno al Full Tension Rock festival di Bolzano, prima de Il teatro degli Orrori e dei Deftones. Perchè per aprire i concerto dei "pezzi grossi" ci vogliono quelli "bravi", questi sono i fatti, niente chiacchiere!!
Il gruppo è formato da Cina (voce, chitarra) Simo (voce, chitarra) Berna (basso) Lorenz (batteria). L'ultima loro produzione è l' EP "Icarus" inciso per Go Down Records nel 2011.
Personalmente ho avuto il piacere di sentirli più di una volta e non li ho certo dimenticati. Non li avrà scordati neppure quel giovane bassista, di quel gruppo stoner vicentino di cui non ricordo il nome, che durante un concerto dei Fango, gli occhi fissi sulle mani del Berna, ho sentito esclamare: "Ahhh! Sapessi suonare come lui! Allora sì che potremmo essere anche noi una vera band!"  


I Fango nascono nel 2006. Un quartetto formato da due chitarre, basso e batteria. Come vi siete
Foto di Francesca Padovan
conosciuti? Perchè avete chiamato il gruppo con questo nome? Provenite tutti da esperienze musicali grunge e stoner? Siete più rabbiosi o paranoici? 

Simo: Frequentavamo l'ambiente della musica e ci conoscevamo da un po' di tempo, poi mi hanno chiamato per fare dei brani insieme e dai primi mesi del 2007 sono ancora lì, abbiamo cambiato 3 batteristi ed 1 bassista, l'attuale line-up è composta da Cina voce e chitarra, Simo voce e chitarra, Berna al basso e Lorenz alla batteria. Credo che siamo più rabbiosi.
Berna: Il nome Fango, come dice il Cina, è stato scelto perché i suoni “impastati” delle registrazioni delle prime prove danno l'impressione di camminare nel fango. Le nostre precedenti esperienze musicali spaziano tra grunge e stoner rock.

Foto di Davide Ferrazzi
Avete alle spalle sette anni di musica, di attività live e in studio. Come è cambiato (se è cambiato) il vostro suono in questi anni e in quale direzione sta andando? Chi si occupa di comporre i testi? 
Simo: Il suono è migliorato... Grazie alla nostra maggiore esperienza musicale è diventato più ”grosso/compatto”. I testi vengono scritti da me e dal Cina.

Nel 2010 un album, nel 2011 l'EP “Icarus” per la “Go Down Records”. Entrare a far parte della famiglia delle etichette indipendenti ha rappresentato una svolta per la diffusione della vostra musica? Che vantaggi avete avuto nell'entrare a far parte di questa famiglia?

Simo: Si ha un po' più di visibilità sulle riviste e tra gli addetti del settore.
Berna: Grazie alla distribuzione curata dalla Go Down, il nostro EP ha avuto ottime recensioni da parte di fanzine online italiane, tedesche e americane e riviste cartacee italiane quali “Rumore” e “Vincebus Eruptum”. Inoltre il pezzo “Icarus” è stato inserito in una compilation curata da un blog americano, “The Soda Shop” e trasmessa in podcast dall'emittente statunitense “Grip of Delusion Radio”.
 
Siete di Roverè della Luna, paesino sulla linea di confine tra Trentino e Alto Adige; avete
Foto di Davide Ferrazzi
registrato a Laives (BZ) ma suonate un po' di qua e un po' di là della “stretta” di Salorno, conoscete gli ambienti musicali di entrambe le province. Quali sono le differenze, (i pregi o i difetti) che avete trovato negli ambienti musicali trentini e altoatesini?
Simo: Mi sembra che in Alto Adige ci sia più fermento, soprattutto per l'organizzazione di eventi. In Trentino c'è una bella unione a livello di amicizia tra molte band.  

Avete già avuto più occasioni di esibirvi anche all'estero. Come è stata l'esperienza oltreconfine? Pensate che possa essere la strada giusta da percorrere per molte bands della nostra regione?
Foto di Francesca Padovan
Simo: Sicuramente un altro ambiente musicale, c'è molta più attenzione alla qualità della musica che le band propongono indipendentemente dal nome, c'è più interesse verso la musica suonata dal vivo in generale. 

 Nel resto d'Italia alcuni grandi festival musicali sono stati trasferiti o congelati (penso all'Heineken Jammin' Festival, al Rock in IdRho annullati o al Rototom “fuggito” in Spagna) invece Bolzano quest'anno sarà in controtendenza ed avrà il suo bel festival d'agosto, il FULL TENSION ROCK FESTIVAL che vedrà anche i Fango sul palco con Il Teatro Degli Orrori e Deftones. Pensate che potrà essere una bella occasione per veder crescere l'interesse per la musica live in regione?

Simo: Lo speriamo...!

Un'ultima domanda, (ma quella più importante per una “ficcanaso” come me): ci potete fare delle anticipazioni sui vostri nuovi progetti? Insomma state lavorando ad un nuovo album? 

Simo: Abbiamo tre canzoni già registrate che proponiamo anche live ed altri pezzi nuovi che non suoniamo ancora dal vivo, alcuni di noi sono abbastanza impegnati in altri progetti, non prevediamo l'uscita di un disco in tempi brevi.


 

sabato 10 agosto 2013

FRANCESCO CAMIN - Un Cenerentolo con zampe da lupo!




Una favola, dove per vivere è sufficiente un sacco con dentro qualche vestito, una capanna, un lago, una barca e un paio di ciabatte. Non servono smartphone, e-mail o altre diavolerie moderne: i messaggi si mettono dentro una bottiglia e si affidano alle onde di un lago. Una favola, dove se vuoi navigare lo fai per davvero, con una barca, con un solo remo e non su Internet. E' questa l'atmosfera fiabesca "in salsa trentina" che si respira nel nuovo videoclip del cantautore Francesco Camin. 
Il regista Stefano Bellumat (conosciuto anche come Joe Barba) è diventato ormai  "un sarto" di alta moda: è riuscito a vestire il pezzo di Camin con un abito su misura. Mi sono domandata spesso quale sia il segreto per la buona riuscita di un video musicale: è più importante avere "il pezzo giusto" o sono le immagini che fanno la differenza? Dopo aver visto questo video, ho finalmente capito che  il segreto sta nel riuscire a "calibrare" le immagini sul pezzo, carpirne la giusta atmosfera e creare quel perfetto equilibrio tra musica e immagini. 
Il videoclip "Vorrei vivere sopra gli alberi" poteva essere registrato solo in mezzo alla Natura, quella con la N maiuscola: i laghi trentini di Ledro e di Caldonazzo. Il video esce quasi in contemporanea con la notizia della vittoria di Francesco al concorso Lunezia nella categoria nuove proposte.
Il premio Lunezia è "il conferimento al valore musical-letterario delle canzoni italiane", così c'è scritto sul sito, insomma, un premio di qualità! La giuria è composta dal fior fiore di professoroni, critici musicali, esperti del settore. E' un premio a livello nazionale, che ad alcuni, in passato, ha fornito la chiave d'accesso per partecipare ai concorsi canori conosciuti al grande pubblico. Entrare in finale vuol dire far ascoltare il proprio pezzo ad un pubblico più vasto, dalle frequenze di Radio Rai; non male, in termini di visibilità, per chi cerca di far emergere la propria voce in un mare di cantautori esordienti! La mia curiosità è sempre forte, lo sapete, ed allora ho contattato direttamente il cantautore e il regista " d'alta moda", scoprendo così che... 
 
Francesco Camin e Stefano Bellumat
Francesco, che effetto fa vincere il Premio Lunezia Nuove proposte, e ancora, che effetto fa sentire il proprio pezzo dalle frequenze di RadioRai?

FC: La risposta che sto dando in questi giorni alla domanda “che effetto fa aver vinto la sezione Nuove Proposte del Premio Lunezia?” è: “Una gran botta”. E' proprio così, un'ondata di energia che ti travolge e un po' ti disorienta; in ogni caso si tratta di energia positiva, vibrazioni positive che ti spingono a fare sempre meglio. Sentire il proprio pezzo su RaiRadio1 e sentire parlare del proprio progetto in diretta nazionale è divertente, ma la cosa più piacevole per quanto mi riguarda è aver vinto il primo premio ad una rassegna seria, condotta da gente seria, organizzata. Un premio riconosciuto da tutto il panorama musicale italiano, una nota di merito non indifferente.

Era molto tempo che pensavi ad un video per far conoscere la tua musica o è stata un'esigenza emersa a seguito della vittoria nel concorso?

FC L'idea del videoclip è nata più o meno a gennaio, ho scritto a Joe Barba (Stefano Bellumat) e qualche mese dopo ci siamo incontrati per redigere lo storyboard e scegliere le location per le riprese.
Il videoclip è rimasto comunque slegato dalla vittoria del concorso anche se ovviamente ora è un punto di forza del progetto, vista l'alta visibilità che può offrire youtube, ma soprattutto vista la pregevole fattura del prodotto, l'occhio e il cuore di Joe Barba sono imbattibili.

Nel video si vede che hai una certa confidenza con la barca e remi in piedi come i gondolieri. Ma in
Durante le riprese del video
veste di attore, ti sei trovato a tuo agio davanti alla telecamera? E' stato divertente?
Chi ha collaborato con voi per la buona riuscita del video?

FC: Il mio agio con i remi in mano è assolutamente mascherato! Il montaggio di Joe ha fatto miracoli, penso che per quei 10 secondi di navigazione che si vedono nel video siano stati girati 40 minuti di riprese; la barca andava un po' dove voleva, un po' per colpa mia, lo ammetto, un po' perchè era una bagnarola vecchia e instabile. Ad ogni modo è stato divertente, durante le riprese in mezzo al lago sono pure finito in acqua con tutti i vestiti di scena, il che ha complicato un po' le cose :)
Volevo comunque ringraziare Simone Lazzeri del Centro Nautico Ekon per la disponibilità e l'aiuto al lago di Caldonazzo e Simone Floresta per aver messo a disposizione il Museo delle Palafitte del lago di Ledro.

Dimmi cosa hai apprezzato nel lavoro del regista Stefano Bellumat

Durante le riprese
FC: In Stefano ho apprezzato in primis le idee, lo stampo che ha voluto dare al clip mi piace molto, la volontà di creare un prodotto che può anche essere svincolato dalla musica, una storia che viene raccontata attraverso immagini, senza parole o spiegazioni. E' una cosa importante riuscire a trasmettere attraverso la propria arte un concetto, senza dover “spiegare” il significato dello stesso con un preambolo tipo: “Questa canzone parla di...” oppure “Questo videoclip racconta di come...” Riuscire ad evitare spiegazioni per introdurre il proprio lavoro è una cosa importante per me. Ciò che si propone, per come la vedo io, deve essere chiaro e semplice, e penso che la collaborazione con Stefano abbia portato buoni frutti.

Ma sentiamo anche il regista!
Il regista Stefano Bellumat con la sua compagna
Stefano, quanto tempo ci hai messo a scrivere lo storyboard per questo video che alla fine è un girato di poco più di tre minuti? Hai usato qualche tecnica speciale per le riprese? Ci sono state alcune scene che hai dovuto riprendere più e più volte? 

SB: Le idee degli storyboard mi consumano, ed anche nel video in questione, ho speso molto tempo a riflettere sul taglio da dare al tutto. Fondamentale è stato approfondire l'amicizia con Francesco scoprendo così una sfaccettatura scout/samaritana/bucolica che ho cercato di riprodurre nel video. Al di là di idee o tecniche, per me risulta fondamentale vestire al meglio il video sull'artista. Abbiamo notato che il video è piaciuto molto alle donne: un sinonimo di una sensibilità onirica, una favola Disney in salsa trentina.
La tecnica utilizzata è stata quella di non pensare ai rischi di alcune inquadrature: il rischio di bagnare la camera è stato potenzialmente molto elevata.
Palafitte al lago di Ledro






Beh, che dire? Complimenti ragazzi ... Però, riguardando attentamente il video...Accidenti Francesco! Ma... CHE PIEDI GRANDI che hai!!  Oh, accidenti! Che ORECCHIE GRANDI e che BOCCA GRANDE che HAI!! Il colore del vestito della ragazza... Ma senti, Joe Barba, ma era Cenerentola  o Cappuccetto Rosso!?!






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Francesco Camin www.francescocamin.com
Stefano Bellumat www.geibi.tv

giovedì 13 giugno 2013

The Artificial Harbor - Un mare di musica per una grande amicizia



Foto di TAH


 Parlando con i componenti di un gruppo musicale, ti rendi conto che non c'è solo la musica a far da scintilla per la nascita di una band, molto spesso c'è una grande amicizia, nata durante l'infanzia, la gioventù o sui banchi di scuola. The artificial Harbor hanno proprio l'amicizia quale denominatore comune, l'amicizia e il mare. Infatti si chiamano "Il porto artificiale", quel luogo meta di vacanzieri e viaggiatori come loro, che sono in continuo spostamento tra Bressanone e Vienna, tra l'Alto Adige e l'Austria, per suonare e per cantare insieme. Si chiamano Julian Angerer (Voice/Guitar), Alexander Duml (Bass), Nikolaus Comploi (Drums/Voice), Nora Pider (Organ/Voice), Bernhard Busetti (Guitar/Mandoline). Una musica Indie folk con elementi rock e psicadelici, che racconta storie piene di metafore e simboli...
Ecco a voi The Artificial Harbor, gli amici da sempre!

The Artificial Harbor – ovvero il porto artificiale -Da cosa deriva il nome del gruppo e perché ?
Ci piacciono le metafore, i porti e il mare.

Ho letto che siete amici da molto tempo. Come vi siete conosciuti e come avete iniziato a
Foto di TAH
condividere la passione per la musica
Indie Folk ? Da quale musica folk prendete ispirazione?

Siamo amici da sempre, abbiamo trascorso insieme quasi tutta la nostra gioventù. Insieme abbiamo iniziato a suonare. Nei primi anni sopratutto cover, poi abbiamo iniziato a scrivere pezzi propri, del genere musica Indie, all’inizio con delle influenze folk poi pian piano abbiamo inserito anche elementi rock e psichedelici…
Vivete tra Bressanone e Vienna. La sala prove si trova al … Brennero? Come organizzate le prove?

La nostra sala di prova si trova a Millan vicino a Bressanone. Due o tre giorni prima dei concerti facciamo le prove nello studio a Millan, e pure a Vienna,dipende dove si suona. Poi durante le ferie cerchiamo ricuperare il tempo perso e di lavorare sodo. Per tutto il resto abbiamo Skype •
Foto di TAH
Fate molti concerti all'estero, sopratutto in Austria e Germania. Ci sono più occasioni per suonare, più locali o più festival musicali all'estero? Il genere musicale indie folk è molto seguito?

Ovviamente in una cittá come Vienna si trovano molti club e locali per suonare, la gente é più abituata allo stile che suoniamo. In Alto Adige siamo presenti soprattutto sui festival estivi. In prima linea cerchiamo di diffondere la nostra musica, siamo curiosi come reagisce il pubblico nei diversi posti.

Avete trovato molte differenze tra il pubblico nostrano e il pubblico straniero?

Cerchiamo sempre di convincere il pubblico, non dipende dal luogo dove suoniamo.

Come nascono le vostre canzoni, chi scrive i testi e di cosa parlano le vostre canzoni ed in particolare “Summer, YO”?

Troviamo ispirazione nella quotidianità, nelle paure, nei sogni, e negli sentimenti che abbiamo, sono testi autobiografici -ma non solo, utilizziamo dei mezzi stilistici come le metafore o i simboli per descrivere le storie che raccontiamo. La musica viene scritta per lo piú insieme. Magari uno di noi porta una idea registrata e la elaboriamo finché ci piace. È sempre interessante come ogni idea principale cambia e si sviluppa fino a diventare un song degli TAH. Un processo simile e avvenuto anche con “Summer, Yo!”. É una canzone molta personale, autobiografica, che parla della nostalgia, della paura, ma da anche della speranza per un futuro migliore.
Abbiamo registrata la canzone assieme con Elias Gamper nella nostra sala prove. L'organo è stato registrato nel duomo di Bressanone. Il processo di registrazione era molto interessante per noi.

Nel 2012 avete registrato un ep autoprodotto, dal titolo Greenfields. State lavorando al nuovo album? Quando uscirà? La vostra musica è cambiata rispetto al primo EP?

Abbiamo giá iniziato con la registrazione, peró non abbiamo deciso quando uscirà. É sempre un percorso lungo e cerchiamo di prenderci abbastanza tempo. In effetti la nostra musica è cambiata, forse maturata, soprattutto nello stile di scrivere e ci stiamo allontanando dal folk. Un processo di maturazione che si puó notare in “Summer, Yo!”. Le nuove canzoni attualmente si possono solo sentire nei nostri concerti.

Avete in programma la partecipazione ad altri contest, magari anche all'estero?
Foto di TAH

Pensate possano essere utili per diffondere la vostra musica?
I contest in generale ci hanno sempre arricchiti. Abbiamo vinto un contest nel 2011 dove come premio abbiamo suonato sul Donauinselfest a Vienna sul palco del radio fm4. Un esperienza fantastica. In prima linea peró ci interesse a fare musica, certamente i contest aiutano a fare diffondere la nostra musica e aumentare la nostra notorietà 

Quali sono i vostri programmi per il futuro?
Suonare tanti concerti, finire di registrare e fare una vacanza al mare insieme alla nostra crew!

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martedì 11 giugno 2013

The Cramps Project - La band che non c'era

Ema, Dam, Lor Colombi
 E' la vera sorpresa di Upload: the Cramps Project, ovvero un progetto musicale composto da Emanuele Colombi, Agostino Pisanelli, Marco Scippacercola e Roberto Motta. In realtà sono un cantante (ex del gruppo the Drama), musicista, creativo e attore di cabaret (è uno dei Cababoz), con tre amici musicisti. Tutti di Bressanone.
Ma andiamo per ordine e vediamo come sono andate le cose. Due settimane fa, mi trovo in birreria a Bolzano con Emanuele e Agostino, per l'intervista più curiosa che io potessi fare, l'intervista alla band che non c'era. Ho contattato Emanuele via mail, non li conosco neppure. Appuntamento sotto il Walther e poi, davanti ad una birretta, iniziano a raccontarmi la nascita di una canzone.
Tutto risale ad un po' di tempo fa. Emanuele una notte si rifugia in cantina, “abbracciato ad una bottiglia di gin, con il cuore spezzato", dice dandosi un tono un po' bohemien. Ha con sé una chitarra ed un registratore. Butta giù un pezzo, che é una sorta di sfogo, in cui mette dentro tutti i cocci del suo giovane cuore. Alla mattina, smaltiti i fumi dell'alcol, si ritrova per le mani un pezzo che, a parte la registrazione, non è per niente male. Solo che è un pezzo un po' “nudo”. Chiede allora una mano agli amici, (quelli che ci sono sempre nel momento del bisogno) che rispondono alla chiamata: Roberto Motta (Bob), corista, fonico, polistrumentista, componente del gruppo Prihate. Poi Agostino (Ago) e Marco “Il Scippa” componenti, con i fratelli di Emanuele, Lorenzo (Lollo) e Damiano (Dam), della band Ametyst Bridget, gruppo rock metal “prog”.
Teo e Bob
Si ritrovano tutti da Teo Colonna, (altro amico) che (guarda a caso!) ha una soffitta ben attrezzata e registrano il pezzo. Mettono un “vestitino” perfetto agli accordi e alla voce di Emanuele. Ne rispettano l'idea e le sonorità: mettono da parte per una volta batteria e chitarre elettriche e tirano fuori armonie, acusticanze, percussioni, solo per il pezzo dell'amico dal cuore infranto. Diventa un pezzo intenso, che ha come protagonista proprio la voce di Emanuele. Si iscrivono ad Upload, - perché il pezzo potesse essere ascoltato – dice Ema, lo carica come per metterlo in un contenitore, una piattaforma virtuale a cui possono accedere tutti.
Scippa
Ma lui non pensa al contest, il pezzo è lì e lui, archiviato lo stile bohemien torna ai suoi studi. Guarda il caso, a volte, è proprio quando uno non se lo aspetta... Grazie al pezzo la band, che non è una vera e propria band - ma non è neanche un gruppo di pivellini - passa le selezioni.
L'intervista continua e chiedo ancora a loro qual'è la situazione di Bressanone per quanto riguarda gli spazi per la musica. Secondo loro la situazione non è buona, ci sono due centri giovanili, separati per gruppi linguistici, mancano gli spazi idonei per suonare o fare ascoltare musica. I concerti nei centri giovanili sono di scarso successo anche come affluenza di pubblico: forse uno spazio idoneo e comune per i due gruppi linguistici potrebbe migliorare l'offerta musicale e dare maggiori possibilità per scambi, confronti e per poter crescere musicalmente. Interessante sarebbe effettivamente la tanto auspicata ristrutturazione dell'ex cinema Astra (ex GIL) dove potrebbero essere ricavati spazi per attività giovanili, attrezzandolo bene anche per l'utilizzo per la musica.
Ago

Ma dopo Upload continueranno insieme o separati? Bisognerà vedere, molto dipende dalla disponibilità di ognuno, ma è qui la vera differenza tra una band e un progetto musicale: quest'ultimo è flessibile e mutevole. Anche nella formazione. - A seconda di quello che abbiamo in mente e di chi occorre cambiamo approccio e componenti, per il puro gusto di fare un poco di musica -, precisa Emanuele. Intanto pensano all'audizione, che è una vera occasione e vogliono giocarsela fino in fondo. Simpatici quelli de The Cramps Projekt, più che una band, (dico io) una specie di compagnia dell'anello, uniti per raggiungere uno scopo preciso: trasformare i cocci del cuore di Emanuele in uno dei pezzi più intensi di Upload. Riusciranno i nostri eroi a raggiungere il monte Fato e convincere la giuria di qualità?