mercoledì 31 ottobre 2012

JOHNNY MOX - In piedi sulla grancassa!



Sentite profumo di nuovo nell'aria? Il vento delle novità questa settimana soffia dal Trentino e si chiama Johnny Mox. E' un'emozione per me intervistare quello che è considerato un po'... il primo della classe! Non lo dico solo io: lo dicono sottovoce e con un po' di sana invidia anche gli altri musicisti suoi colleghi e lo dicono anche le tantissime recensioni entusiastiche del suo album We=Trouble. Però Johnny, a differenza dei primi della classe, è uno che resta simpatico a tutti e che quando chiede una mano agli altri musicisti per fare il suo video, tutti corrono a frotte a Trento, anche dalle valli limitrofe, pur di farsi filmare mentre tirano pugni al punching ball del luna park!


Se avete avuto occasione di dare un'occhiata alle recensioni del suo album, vi accorgerete che i critici del settore sono diventati matti nel tentativo di definire il genere musicale fatto da Johnny Mox. Io non ci provo neppure, dico solo che la musica di Johnny è unica e riconoscibile ed è una musica per "visionari". Nel senso che è una musica che ascoltata in cuffia e al buio, suscita immagini. Almeno, a me fa quell'effetto lì! Johnny non lo conosco bene, ma quello che ho capito è che è uno curioso del mondo e che se ascolteremo qualcosa di nuovo ... beh, il nuovo sarà sicuramente targato Johnny Mox!
Allora godetevi l'intervista, prendete nota delle date dei suoi prossimi concerti e portatevi a casa il suo nuovo ep!!
  
Ad aprile è uscito il tuo album We=Trouble. Da allora hai iniziato il tour e non ti sei più fermato. Sei andato su e giù per l’Italia, ma anche all’estero. Quale esperienza hai portato a casa? Che differenze hai trovato tra il pubblico italiano e quello di altri paesi europei?  
Stare in giro è un'esperienza incredibile, anche perché a questo livello il contatto con le persone è diretto. Negli ultimi sei mesi ho suonato in situazioni di ogni tipo: club, locali, squat, in cucina. Ho fatto un concerto intero alimentato con la dynamo delle biciclette ed uno in un locale gestito da sordi. Il disco ha suscitato un buon interesse e fortunatamente ho avuto occasione di fare molte date anche in Europa. Nel pubblico in realtà non vedo grosse differenze, mi pare però che siano un bel po’più scarsi a calcio balilla. Fuori dai confini dello stivale siamo ancora imbattuti.   
Nell’album We = Trouble parli della frustrazione di chi vorrebbe cambiare le cose, ma si trova di fronte ad un sistema che è sempre uguale, ripetitivo e non offre spazi a chi potrebbe avere idee innovative. Questa sensazione di staticità italiana vale anche per la musica? Pensi che in questo momento, per i musicisti italiani ci siano più possibilità all'estero per diffondere la propria musica? Dopo la “fuga dei cervelli” assisteremo anche alla “fuga delle chitarre” all'estero?  
Mi è capitato molto spesso ultimamente di discuterne in macchina o dopo i concerti. C'è musica molto noiosa e prevedibile in questi anni. Intendiamoci. Tutto è perfetto e non c'è niente fuori posto: hai gli ampli giusti, la giacchetta di jeans giusta, il suono giusto, hai visto un paio di video su youtube e credi di sapere come funziona. Le band scandinave in questo senso sono incredibili. E invece io penso che siano l'inconsapevolezza, il rischio, a spingerti a fare musica eccitante, nuova, contemporanea. Molti artisti italiani adesso vivono a Berlino, o si sono trasferiti in Francia, dove il governo (se le cose non sono cambiate negli ultimi mesi) garantisce un sussidio a chi lavora nello spettacolo. Non penso ci sarà un fenomeno di questo genere. L'Italia è un posto talmente disastrato, che dovrebbe essere il luogo perfetto per uno che vuol alzare la testa no?   
La tua musica è originale e riconoscibile. Per trovare il proprio stile, è necessario ascoltare molta musica, come per uno scrittore leggere molti libri? Nel tuo tempo libero quali e quanti generi musicali ascolti?  
Ascolto qualsiasi cosa, al limite della bulimia ma mi impongo un certo rigore almeno nel giudizio e cerco di garantire almeno 3-4 ascolti completi a tutto prima di proseguire. Ultima ossessione: Goblin
Non penso che serva conoscere tutta la musica per esprimersi in maniera originale. Anzi forse sono le limitazioni ad indurti a trovare una tua strada. Pensa a Tony Iommi dei Black Sabbath. A 17 anni sta per partire in tour coi Jethro Tull, ma uno degli ultimi giorni di lavoro in fabbrica alla pressa, perde le falangi superiori del medio e dell’anulare della mano destra. All’ospedale gli consigliano di dire addio alla chitarra, e invece dopo un'estate di depressione ha ricominciato a suonare con due dita, ispirato da Django Reinhardt, modificando l'accordatura della chitarra. Senza quella pressa non avremmo tutti quei riff definitivi.
 
A novembre esce un tuo nuovo ep, formato da quattro pezzi suonati con la chitarra acustica. Se la musica di questo ep si potesse rappresentare con un colore, quale colore sarebbe? Spiegaci anche come sono nati questi pezzi e naturalmente se hai già in mente la realizzazione di un video. 
Direi color legno chiaro, sabbia e resina. Mi sono trovato qualche giorno a casa con l'influenza, avevo da parte un po' di idee che avevo scritto per integrare i fraseggi di chitarra di Benghazi, l'ultima traccia di We=Trouble, ma poi mi sono fatto prendere la mano ed ho scritto e registrato da solo 4 pezzi strumentali. Si tratta di una session in cui la chitarra acustica viene utilizzata come uno strumento a percussione sfruttandone tutte le potenzialità timbriche e ritmiche. E' un lavoro che ha come filo conduttore il tema della famiglia, della fuga dalle mura domestiche e della riappacificazione con i luoghi dell'infanzia.
L'ep uscirà in cassetta per Mother Ship records e come bonus-cd in allegato nella ristampa in vinile rosso fuoco di We=Trouble, fuori per Sons of Vesta, Musica per Organi Caldi, Escape from Today e Solomacello. Il video l'ho già girato. Devo montarlo. 
 
“We = Trouble” ha avuto ottime recensioni non solo per la musica, ma anche per i testi. Cosa raccontano i testi del nuovo ep? Perchè scegli di esprimerti in lingua inglese? 
L'italiano è complesso, sottile, sottendente: il rischio di suonare retorici è altissimo, mi piacerebbe usarlo ma non ne sono capace, almeno non con questo progetto. Il rock italiano cosiddetto "indipendente" dei '90 ha creato dei mostri armati di allitterazioni e figure retoriche. Il prossimo che usa la parola "fragile" in un pezzo andrebbe multato. Viva i rapper che sperimentano sul linguaggio in maniera spontanea anche sbagliando, viva Uochi Tochi e viva i Bachi da Pietra che hanno dei testi sorprendenti. Ovviamente sui testi adesso che mi devo mettere a scrivere per il disco nuovo sono bloccato...   
Ho già visto le date italiane del nuovo tour. Non ti fermi ancora! Il prossimo anno dove potremo assistere ad uno dei tuoi live? Devo preparare il passaporto? 
L'idea è di fare un tour europeo in primavera e poi a settembre andare negli States. Per ora non ci sono ancora le condizioni, per cui dita incrociate. 
L’inverno passato ti ha visto molto impegnato anche come organizzatore di eventi, allo Spazio Off a Trento insieme a Felix Lalù. C’è in programma una collaborazione di questo tipo anche per questo inverno? 
Dopo l'estate ho deciso di prendermi una pausa sul fronte dell'organizzazione dei concerti, almeno fino al 2013. Troppa roba da gestire, troppa roba da incastrare con il rischio di fare le cose a metà. Anche Felix è con l'acqua alla gola . Per fortuna a Trento ci sono i ragazzi de Laterraurla, il CG di Aldeno, Rebirth Booking, Missin' Link, Le 7chiavi. Fanno roba pregiatissima, operando scelte coraggiose in totale e vera autonomia, a fronte di una politica culturale disastrosa.  
Oltre ad aggiungere date estere al tuo tour, hai altri progetti per il futuro? Cosa ti piacerebbe sperimentare? 
Dopo l'uscita dell'Ep e della ristampa in vinile di We=Trouble, terminerò una colonna sonora a cui sto lavorando, ho in ballo due-tre collaborazioni e poi mi metterò a sistemare i pezzi per il prossimo disco, ma il tempo per venire a mangiare una delle tue torte lo trovo sicuramente. GO!
In giro:
02-11-12 SPECTRE LIVE CLUB - AREZZO
09-11-12 BOLOGNA - SENZANOME
10-11-12 ROMA - FANFULLA
11-11-12 FAENZA TBC
15-11-12 LOCANDA DI CAMPAGNA - LONATO (BS)
24-11-12 ARCADIA - SCHIO
07-12-12 FATTORE K - TORINO
08-12-12 ESPRESSO ITALIA -PINEROLO
09-12-12 LE BASSE -CUNEO
14-12-12 LA CRUDA - MILANO
15-12-12 TBA - GENOVA
22-12-12 CG ALDENO (TN)
12-01-13 KAREMASKI - AREZZO
21-02-13 NEW MAGAZINE - MASSAFRA (TA) 22-02-13 VELVET - GROTTAGLIE
 




venerdì 26 ottobre 2012

PEGGY GERMS - Quando il Rock esce dal Garage


Come dici? Sei uno dei pochi che non ha mai visto un concerto di PEGGY GERMS? Allora non sai cosa ti sei perso!! PEGGY GERMS è una band bolzanina che fa garage (punk) rock.  Possiamo affermare che il Rock Garage è già di per sè una musica esplosiva! Loro però, hanno sicuramente quel qualcosa in più rispetto a tante altre band, soprattutto quando li senti dal vivo!
L'impatto scenico è forte: quattro rocker (classe anni '60 o giù di lì come la musica a cui si ispirano) e una giovane bassista, Zelda, BRAVA e soprattutto DONNA! I musicisti sono molto coinvolgenti: Dr. Sly (Guitar), Maestro (Organ) e Full Gas (Drums).  The Vox è Mr. Alex, leggenda bolzanina, un re della notte da anni, di professione Rock DJ (e non solo!). Lui è uno di quelli che trovi spesso ai concerti, nei locali della città, anche quando non suona lui. Eva NON VEDEVA L'ORA di averli ospiti nel suo blog e così, ha incontrato Mr. Alex, ha fatto l'intervista e si è fatta dire anche le ultime NOVITA'!

Peggy Germs è una band nata quattro anni fa, però quasi tutti i componenti del gruppo sono musicisti ben “navigati”... Cosa facevate prima di diventare Peggy Germs?

Prima di arrivare a formare i PG tutti noi abbiamo partecipato a vari progetti musicali dai diversi stili musicali, con Sly avevo un gruppo chiamato Bluemen al quale si è aggiunto il Maestro, dopo poco ci siamo accorti che con basi musicali non si poteva creare il sound che volevamo e abbiamo cercato Bassista e Batterista da quel momento abbiamo cambiato nome e sono stati contattati Zelda e Full Gas .

La vostra musica risente di influenze garage rock anni '60 e punk, nei live proponete alcune cover, ma anche pezzi originali, rigorosamente in inglese. Come nascono i vostri pezzi?

I brani nascono da mie idee o da prove improvvisate in sala, poi io penso alla melodia vocale e alla stesura del testo che ho deciso che sia in inglese perché più vicino alla musica Rock. Al momento non abbiamo tantissimi brani di nostra produzione, sono circa 12, per fare un concerto ci servivano altri brani e abbiamo pensato di inserire nel repertorio delle cover, ne abbiamo alcune che proponiamo praticamente sempre (Black to com dei Mc5 - This is rock and roll dei Kids) altre che invece alterniamo conforme la durata dello spettacolo.

Cosa pensi del panorama musicale altoatesino di questi ultimi anni? C'è differenza rispetto a dieci o venti anni fa? Sono aumentate o diminuite le possibilità di suonare in una città come Bolzano, rispetto al passato?

Al momento ci sono molti gruppi interessanti, se devo trovare delle critiche devo dire che forse mancano di originalità nel gusto musicale, i gruppi di oggi sono molto più preparati tecnicamente dei gruppi di 20 30 anni fa, trovo che ci sono molti aiuti da parte delle istituzioni e le possibilità di suonare in sale attrezzate sono aumentate. Mi piacerebbe vedere più giovani musicisti ai concerti di altri, con gli aiuti che hanno e le possibilità di vedere concerti di musicisti bravi potrebbe aiutarli molto a crescere.

Come è nato il video del vostro pezzo “I can say” e con chi avete collaborato per realizzarlo?

Da una proposta fatta a un nostro fan/amico che di professione fa il cameraman e un grosso aiuto da parte di amici. Fare un video può costare molto e sarebbe stato difficile per noi, siamo riusciti a farlo solo perché nessuno ha voluto soldi, ci siamo divertiti molto e dobbiamo ringraziare tutti i partecipanti per la disponibilità.
  
Perchè avete scelto di pubblicare il vostro singolo su vinile e quando sarà possibile acquistare un intero album di Peggy Germs?

La scelta del vinile è stata d´obbligo sia per il genere musicale che facciamo e anche perché l´era del cd sta per finire, un album è in preparazione , penso e spero che per i primi mesi del 2013 sia pronto.

Per i vent'anni del centro giovanile Papperlapapp, uscirà un album che conterrà anche un vostro pezzo. Ci spieghi come è nato questo progetto e perché? E ancora, quali altri gruppi parteciperanno?

Qualche mese fa ci ha contattato Tobe proponendoci di inserire un brano nella compilation che uscirà in occasione dei 20 anni del centro giovanile Papperlapapp, l´iniziativa ci é piaciuta e abbiamo deciso di partecipare, a fine agosto siamo andati a registrare il brano Needles in my skin, poco dopo siamo andati a fare le foto che insieme ad alcune notizie sul gruppo compariranno nel libretto allegato al cd , per l´occasione sono stati contattati 20 gruppi Bolzanini che hanno suonato per il Papperla negli ultimi 10 anni ( un prima compilation per i 10 anni è già uscito nel 2002 ) . 

Per un frontman come te è più importante il look, la voce o il carisma per “catturare” l'attenzione del pubblico durante il live?

Penso che tutti quelli che hai detto sono importanti aggiungerei anche l´energia che si trasmette, sono del parere che se dai il massimo chi ti è davanti lo percepisce.

Cosa c'è nel futuro di Peggy Germs? E di mr. Alex?

Come detto prima vogliamo pubblicare un album in vinile, poi il 22 Dicembre al Rocknroll di Bolzano abbiamo da fare un concerto insieme al gruppo storico del Garage Rock The Fuzztones a cui teniamo molto, brani nuovi, da Gennaio torneremo a fare concerti, e poi se tutto va bene ci sarà una novità che al momento non voglio svelare ma che per il concerto del 22 vedrete. Mr.Alex ? continuerò a far ballare e spero divertire più persone possibile.

Ed infine una curiosità: una leggenda metropolitana racconta che mr. Alex dorma su un semplice materasso sorretto da milioni di vinili impilati...E' vero?

Non è vero, anche se mi è capitato di dormire coperto da dischi in vinile che avevo ammirato prima di addormentarmi.

http://www.myspace.com/peggygerms 

 

martedì 23 ottobre 2012

L'orgoglio della classe operaia


E' in fila, davanti a me, al supermercato. E' anziano, cammina con il bastone. Potrebbe avere settanta anni, ma forse anche di più. Lo vedo di spalle. Quello che mi colpisce è la sua giacca: è quella di una tuta da lavoro. Ha una scritta a caratteri grandi sulla schiena curva. C'è scritto IVECO. Capisco che è la giacca che portava in fabbrica, quando lavorava, 10 o forse 15 anni fa. L'ha tenuta ancora, forse gliela consegnarono proprio pochi mesi prima di andare in pensione e non si è consumata. La porta con fierezza, come se fosse una divisa. Si sente ancora di appartenere orgogliosamente ad un gruppo. Una volta si chiamava l'orgoglio della classe operaia. Era la dignità dei manovali, dei muratori, dei metalmeccanici, degli addetti ai forni, alle catene di montaggio, ai laminatoi. L'orgoglio di chi, nei cantieri edili, diceva ai colletti bianchi di non fare tante chiacchiere, perché erano loro, gli operai, con le loro mani a “tirar su la casa”. Erano tanti. Credevano di essere come la benzina in un motore. Si sentivano indispensabili. Erano quelli che facevano il lavoro sporco, che rischiavano in prima persona, nel caldo degli altoforni, al freddo nei cantieri, vicino alle presse nel rumore dei capannoni. Erano come truppe al fronte in una guerra di trincea. Solidali gli uni con gli altri. 
Abitavano tutti negli stessi condomini. Gli edifici che l'azienda aveva costruito per i suoi operai; magari vicino alla fabbrica, così al lavoro si andava a piedi o in bicicletta, nel quartiere a ridosso della zona industriale, dove la polvere di silicio delle ciminiere si depositava sui davanzali. Compagni di lavoro e vicini di casa. Tutti uniti nello stesso destino, stessa fede, stesso credo politico. E quando c'erano da fare rivendicazioni sindacali, il gruppo scendeva in piazza, compatto. E l'Italia si fermava.

sabato 20 ottobre 2012

CIRCUITO SONORO FESTIVAL - 19.10.2012 Pippo Stage



E' venerdì sera. Che fai a casa? Guardi la TV? Se esci per un dopocena con gli amici al bar, beh, cinque Euro li fai fuori subito, un paio di birre ed è un attimo! Ti propongo qualcosa di diverso: una serata al Pippo Stage, al Circuito Sonoro Festival. Musica dal vivo, ingresso cinque Euro. C'é anche l'offerta: per sei Euro puoi entrare il venerdì e anche il sabato. Praticamente la moltiplicazione dei pani e dei pesci. E noi ieri ci siamo stati. Programma stoner: SLOWTORCH nostrani e poi HELLROOM PROJECTORS che sono svizzeri.
Su Facebook c'è scritto inizio ore 21.00, ma è ormai chiaro che si inizia a suonare alle 22.00. Se arrivi prima puoi farti la birra anche qui.

Appena iniziano gli Slowtorch, la gente che era fuori ai tavolini davanti all'entrata del Pippo, prende lentamente posto all'interno. Il locale non è pieno all'inverosimile, ma c'è sufficiente pubblico per una buona riuscita di serata. Molti i musicisti locali infiltrati tra il pubblico: evidentemente il programma è interessante anche per la "concorrenza". Bassista e chitarrista hanno un quantitativo idoneo di capelli per muovere la testa a tempo con  grande stile. Il cantante ha una certa personalità ed è simpatico mentre fa i siparietti con il batterista. Io sono rimasta colpita da quest'ultimo (ho il debole per i picchiatori!). E non parlo di prestanza fisica! Mi piace guardare i batteristi,  mentre muovono le braccia in maniera indipendente uno dall'altro e contemporaneamente muovono pure le gambe con un ritmo diverso -Beh, è così che si fa a suonare la batteria!- (IDIOTA) - Ma per me ha sempre un grande fascino guardare uno di quelli bravi. Fisso le braccia e inizio a contare: forse anche questo ne ha uno in più,(di braccio) nascosto da qualche parte, che tira fuori all'occorrenza, con cui picchia il piatto laterale. Si danno parecchio da fare, sputano sudore da ogni poro, ma...Troppo breve, anche con il bis, io sarei stata ancora lì ad ascoltarli, gli Slowtorch.
Pausa intervallo cambio strumenti, si esce a prendere aria. Dentro non è più così caldo come l'ultima volta al concerto brutal, ma fuori si sta bene, l'aria è fresca e ci si può sedere o buttare un occhio agli ambigui passeggiatori serali del parco.


Gli svizzeri iniziano: sono in cinque, due chitarre, basso, batteria e cantante. Il cantante ha una bella voce, graffiata e potente, il sound non mi sembra proprio stoner, ma io non sono affidabile, i generi a volte li confondo. Usciamo un po' prima della fine, pronti a tornarci una prossima volta; i prezzi popolari ti invitano ad andare, anche se il genere non è proprio "il tuo" anche se le band non le conosci, perchè c'è il piacere della scoperta. Se vuoi fare solo due chiacchiere e bere una birra in compagnia, poi, qui ti puoi anche dare una "ripulita" alle orecchie, la musica è buona ed è dal vivo.
Stasera si replica, con un programma diverso. Non dite che non vi avevo avvisato.


mercoledì 17 ottobre 2012

I pezzi del vecchio teatro Verdi a spasso per la città



Fu costruito nel 1918, su progetto dell'architetto Max Littmann di Monaco di Baviera. Si chiamò "teatro civico" o meglio "Stadtteather" fino al 1937 quando venne ribattezzato "Teatro Verdi". Sorgeva vicino ai giardini della stazione. Rimase lì fino al 1943 quando fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti.  Entrando in questa pagina web, http://www.undo.net/it/mostra/115806 potete leggere qualche notizia in più e soprattutto potete vedere cosa era rimasto del teatro dopo i bombardamenti. Memorizzate la forma delle colonne e l'elemento decorativo della fontana nella parte bassa della foto. Sono quasi passati 70 anni dalla distruzione del teatro, ma i resti della costruzione appaiono in giro per la città.




Il giornalista Ettore Frangipane http://www.bolzano-scomparsa.it/ si era già accorto del problema e proprio grazie a lui un pezzo di colonna è stato messo in bella vista nei giardinetti della stazione, con tanto di cartello informativo.


 







Ultimamente lungo il passaggio Nazim Hikmet (è il passaggio con giardinetti, tra viale Europa e via Visitazione verso via Milano, dietro le scuole Pestalozzi) è comparso un altro pezzo di colonna. Giace abbandonato e senza cartello informativo su un'aiuola. 

 




L'ultimo pezzo di colonna (o meglio, l'ultimo che io ho riconosciuto in giro per la città) giace sulle griglie di aereazione del parcheggio di piazza Mazzini. Vicino all'accesso pedonale che porta al garage interrato, c'è pure il pezzo decorativo della fontana. Quest'ultimo è appoggiato, in orizzontale, su una rientranza della costruzione che copre le scale che conducono ai garage. Il contesto è completamente sbagliato. Il pezzo di colonna si sta sgretolando (forse viene spesso fatto scivolare sulle griglie come passatempo!), mentre il pezzo decorativo della fontana, che forse potrebbe essere riutilizzato anche in un giardino, é usato come posacenere dai passanti, la maggior parte dei quali non hanno la memoria di capire cos'è...





Nel primo caso (Viale Stazione) la soluzione si è rivelata (secondo me!) corretta (luogo e cartello).  Nel secondo caso (largo Nazim Hikmet) la collocazione (in un quartiere lontano dalla posizione originale dell'edificio) mi lascia un po' perplessa, ma troverebbe una giustificazione con l'aggiunta di un cartello informativo, che ne indichi storia e provenienza. Potrebbe essere così contestualizzato e quindi valorizzato.

Nel terzo caso (piazza Mazzini) la collocazione denota (mia opinione-opinabile) la mancanza totale di sensibilità, la mancanza di rispetto per la storia. Non so se possano essere considerate "opere d'arte", non ne ho la più pallida idea. Osservando però questi resti e sapendo da dove provengono, ti incuriosisci, ritorni indietro nel tempo, vuoi sapere di più, vuoi conoscere la storia della tua città e immaginarti com'era. Perchè lasciare i cittadini nell'ignoranza e perchè abbandonare questi pezzi di storia sulle griglie di un garage?

Sapete per caso se ci sono altri pezzi, sparsi in giro per la città? Li avete visti?

sabato 6 ottobre 2012

PUNKREAS - Average - Rock 'N' Roll Bolzano 05.10.2012



Nonostante si frequenti spesso i concerti, noi arriviamo sempre in anticipo, cioè arriviamo quando anche i supporter devono ancora prendere in mano le chitarre. Vabbè, si gira un po' per il pub (hanno messo un calcio-balilla!) e poi quando aprono la tenda si va a curiosare nel salone. Noto subito che rispetto alla scorsa stagione, sono intervenuti sul soffitto, mettendo dei teli neri che nascondono la struttura sottostante in alluminio. L'intervento mi fa pensare ad un perfezionamento dell'acustica, ma anche l'estetica ne ha guadagnato, visto che la struttura in alluminio a vista, faceva ricordare il passato discotecaro del locale.
Bene, un po' di gente è arrivata e iniziano gli Average, giovani punkettari sarentinesi. Saltano, si agitano, fanno abbastanza casino. Il cantante ce la mette tutta per "scaldare" il pubblico e risulta anche coinvolgente, quasi come un animatore di uno strano villaggio: mani su, mani giù, dito medio alzato, ginocchia piegate e vai così. Noto finalmente la presenza di ventenni (o giù di lì): e questo è un po' un evento. Ai concerti rock i frequentatori mi appaiono in media più vecchi (specifichiamo: sui trenta), questa sera si vedono anche studenti che sono arrivati al R 'N' R in bicicletta. C'è comunque una buona rappresentanza di "anziani" tra cui mi ci piazzo pure io. D'altronde i PUNKREAS calcano le scene da una ventina d'anni e hanno parecchi fans.
I supporter hanno finito, (fanno anche il bis!) mezz'oretta di smontaggio strumenti e eccoci là, pronti in prima fila per filmare almeno uno dei primi pezzi, poi quando si inizierà a saltare di brutto sappiamo che sarà difficile scattare anche una foto! Iniziano con il nuovo album, che noi conosciamo (già acquistato qualche mese fa, merita, consiglio vivamente l'acquisto!) Il suono è fantastico già dalle prime note e piano piano il locale ex discoteca si traveste ... da centro sociale. Bandiera "No TAV" dei Punkreas distesa davanti alla batteria, molti capelli colorati, rasta o rasati. Scrivere testi in italiano non è facile, ne ho parlato ultimamente con alcuni musicisti trentini. E i testi dei Punkreas sono fantastici: ironici, impegnati, hanno parecchio da dire. La musica è molto varia, si passa dalle chitarre punk, a suoni reggae allo ska e ritorno. Ormai nessuno riesce a stare fermo e siamo già alla gioventù a petto nudo a ridosso delle transenne, tuffi nella folla dal palco da parte degli spettatori, insomma casìno gioioso. Gli unici che rimangono impassibili per tutto il concerto sono quelli della sicurity, che fanno il loro lavoro e cercano di prevenire gli eccessi o che qualcuno si faccia male. Il pogo è a tratti indiavolato e il pavimento (lucido) potrebbe diventare scivoloso se metti il piede sulla birra. Sarebbe meglio il pavimento di cemento, quello delle stalle,(decisamente punk) magari con la segatura sopra (per asciugare il sudore). In realtà basta uno spintone e sei a terra comunque, ma qualcuno che ti tira su lo trovi sempre! I Punkreas sono veramente da paura! Divertenti, allegri, entusiasmanti! E' evidente  che divertono divertendosi! Il chitarrista che mi sta di fronte sorride e ride tutto il tempo, guardando il pubblico negli occhi e arrivando con il manico della chitarra a far gli assoli ad un tiro di sputo da quelli delle prime file. Il bassista, quello piccolino, rasato con un dread lungo lungo si butta perfino sul pubblico e il chitarrista dall'altra parte, quello coi capelli rasta, continua a sferruzzare sulla chitarra. Il cantante ha una grande voce e una notevole presenza scenica. Il batterista non riesco a vederlo (il mio metroesessanta non aiuta), però lo sento ... Ammazza quanto smartella!!
Quando il sudore è così diffuso, che confondi il tuo odore con quello dell'ascella del vicino e non provi neppure un po' di schifo, vuol dire che il concerto è un gran concerto: tirato tirato per più di due ore di ballo, bis compreso. 
Finale con "CANAPA" e uno dello staff sul palco travestito da foglia a sette punte. Ritorno a casa, ore 1.30, sudati e felici. Il fischio del timpano destro mi terrà compagnia per il fine settimana.