domenica 9 giugno 2013

Wooden Collective - Un trio di acusticanze a lume di Candela

 
Foto di Matteo Scalet


La loro musica mi fa spesso da colonna sonora nei miei tragitti casa-lavoro. Li conosco personalmente e sono venuti a casa mia per un "concerto da salotto", visto che avevo vinto il loro concorso su facebook. Sono il trio delle acusticanze, della musica educata, dei suoni delicati ma raffinati, adatti anche per una cena a lume di candela. Candela appunto è il cognome del cantante, Iacopo, che con Francesco e Stefano (Joe Barba) formano il Wooden Collective. Musicisti che non sgomitano, ma che continuano a lavorare in silenzio, o per meglio dire a suonare, per poter uscire a breve con qualcosa di nuovo, in italiano questa volta. Se io fossi nella giuria di Upload (eh, si, eppoi?) non riuscirei ad essere imparziale. La loro musica è la quiete dopo la tempesta.
Ecco come Iacopo ha risposto alle domande di Eva Corre.

Foto di Isacco Tosoni
Formate la band nel 2010, provenendo da altre esperienze musicali, dei gruppi più rock, che continuate a portare avanti separatamente. Perché avete avuto il desiderio di suonare qualcosa di più intimo, più delicato? Siete dei rockers dal cuore di panna o le norme antidecibel si sono fatte più rigide?

In realtà io ho sempre avuto il cuore di panna, ho iniziato a suonare in un duo acustico e il collettivo (prima solo poi in 3) ne è stata la naturale evoluzione, i Junow sono venuti dopo. Frank aveva i Lickers ma stava diventando vecchio e panzone e andava cercando esperienze musicali meno faticose (è lui che insiste a farci suonare seduti), Jb era uno squirto convinto ed è stata dura portarlo alle nostre lagne ma è bastato fargli capire che col collettivo avrebbe potuto molestare molte più ragazzine.

La vostra musica è un indie pop raffinato. Ci sono gruppi o artisti ai quali vi ispirate? Più americani o più british?

Nel primo disco ci siamo ispirati a tutto, volevamo fare lo swing, poi in reggae, poi il brit-pop, poi il folk, adesso è il contrario, l’ italiano ci ha messo nella condizione di non poterci ispirare a niente, sopraffatti dalla nostra ignoranza in questo campo. Inizialmente ci si sente un po’ persi ma è anche un buon modo per sentirsi liberi. Quello che uscirà sarà solo nostro, nel bene e nel male.

Nel 2011 avete vinto il premio al festival acustico di Trento e avete fatto uscire il primo cd,
Foto di Alessandro Pipino
registrato allo studio Gulliver di Susà di Pergine. E' un album che contiene pezzi dalle sfumature molto diverse, ritmi africaneggianti, reggeggianti, arie più romantiche, altre più allegre, di tutto un po'. Come sta evolvendo la vostra musica?


Come anticipato stiamo lavorando sul cambio di lingua e vorremmo uscire con uno o più singoli per l’autunno. Il processo creativo ha subito un forte rallentamento visto che abbiamo fatto più concerti che prove nell’ultimo anno ma le idee e i pezzi non mancano. Resta di fondo lo stampo melodico che abbiamo sempre portato avanti a spada tratta condito da sfumature che hanno sapori forse ancora più “vintage” di prima , qualcosa risulta semplificato per meglio adattarsi alle metriche della lingua e c’è più attenzione alle dinamiche. I brani tra loro sono forse più coerenti.
Pensate di introdurre nuovi elementi o il trio è il numero perfetto per il suono che volete creare?

Non ci interessa creare un suono e forse non ci è mai interessato, abbiamo preferito creare un rapporto tra noi. Abbiamo quello che basta per far la musica che ci piace ma allo stesso tempo possiamo entrare in un’utilitaria con tutta la batteria e l’impianto voce. Certo non possiamo giocare con gli arrangiamenti ( e in fatti siamo soliti sbizzarrirci in studio) ma è una sfida anche questa. Puntiamo a fare più con meno.

Foto di Matteo Scalet
Che ruolo hanno i testi nella vostra musica? Chi si occupa dei testi? Li scrivete a più mani?

Scrivo io i testi solitamente. In inglese potevo giocare di più e parlare di dinosauri e guerre stellari e magari infilarci in mezzo una canzone sulla dipendenza da droga senza che nessuno battesse ciglio.
Mi ha sempre fatto ridere raccontare la storia di un’arancia che di notte si anima e diventa cannibale e avere magari 100 persone che ascoltano in silenzio come se fossero tutti tornati bambini e ogni parola uscita dalla mia bocca fosse verbo. E’ una situazione grottesca che mi ha sempre messo di buon umore sul palco. In italiano le cose cambiano ma è rimasta la voglia di stupire, di raccontare le piccole cose che interessano a pochi. C’è maniacale attenzione ad ogni sillaba e ad ogni sfumatura delle parole, forse non è facile seguire le storie che raccontiamo ma speriamo che, accompagnati alla musica, i nostri testi restituiscano un’ immagine, una sensazione. Siamo più impressionisti forse.

La vostra musica è adattissima per le serate al lume di candela. Proporrete ancora al vostro pubblico i concerti a casa Tua? Ci potete raccontare qualcosa di più in merito?

Abbiamo indetto un semplice concorso su facebook il cui premio era un concerto in casa del vincitore. Per fare una data in più ma soprattutto per una questione di promozione. L’idea era semplice e nemmeno innovativa ma ha avuto una discreta eco. Il numero di iscritti al concorso ha superato di gran lunga le nostre aspettative e siamo stati contenti di avere una prova tangibile di quanta gente avesse piacere di invitarci a casa propria a strimpellare. I quotidiani e le tv locali si sono interessati alla cosa e il tutto ha funzionato. Se adesso dico che tu hai vinto e che hai preferito condividere il concerto con alcune persone meno fortunate pare male ma tant’è. Volevamo solo farci delle pubblicità a costo zero e abbiamo finito per fare un concerto davanti a gente che di concerti non ne vede molti di certo. E’ stata un’esperienza interessante e se vogliamo per noi anche formativa. A momento non siamo intenzionati a riproporre la cosa ma non si sa mai.


Il Wooden Collective Suona a casa tua!
Il contest Upload contribuisce a far conoscere ad un più vasto pubblico i musicisti della regione. E'
importante soprattutto per i musicisti che come voi abitano in un piccolo paese di una valle 
montana o in realtà è importante per tutti e la verità è che suonano molto di più i gruppi che vivono nelle valli, rispetto ai cittadini?

Dico la mia: è importante per tutti ma potrebbe anche non essere importante per nessuno. Certo è bello fare una data fuori provincia o addirittura fuori stato e condividere il palco con headliner importanti ma se poi le cose finiscono lì il guadagno è minimo. Al nostro misero livello spesso la nostra musica è solo un biglietto da visita, puoi essere il fenomeno dello strumento o l’animale da palco ma se non ti fai 2 chiacchiere con il tecnico del suono o con il gruppo che ha suonato prima giù dal palco te ne torni a casa e basta. Upload è “da bomb”: la cosa meglio organizzata, le meglio date, i meglio posti e le meglio bande, i musicisti devono mettere il resto. Non vuol dire che alla fine del concorso e del “tour” devi essere pronto a scambiarti le mutande con tutti i musicanti dell’euregio, ma se sai che il fonico della data di Brunico è pure un batterista fighizzimo di un gruppo indie sperimentale che vai a sentire a trento e gli hai dato il cd e finisce che ci vai a suonare insieme a Bolzano in una serata di viaggioni spaziali la cosa non può che essere positiva.
Molte band si stanno muovendo in questo senso e poco importa che siano di Ronchi Valsugana o di Trento città.

Potete svelarci se state lavorando al nuovo cd e quali altri progetti avete per il futuro?
Foto di Francesca Padovan


Forse ci stiamo facendo prendere da troppe cose: registrazioni, arrangiamenti, testi, collaborazioni. Il collettivo è nato come entità musicale agile. Un buon progetto sarebbe quello di recuperare la rapidità d’azione degli esordi.

Ho notato che i gruppi trentini fanno molto squadra tra loro: vi conoscete tutti e vi sostenete l'un l'altro. E' solo apparenza e in realtà “tramate” nell'ombra, oppure c'è effettivamente molto
scambio e collaborazione tra di voi? Come è stato possibile tutto questo?

A noi sembra normale ma visto che tutti evidenziano questo aspetto della scena trentina evidentemente non è così. Ci sono stati eventi che hanno cercato di creare interscambio, come la supermegagangband e ci sono realtà formali, come il collettivo i know a place ma forse più di tutto c’è la necessità di condividere e non ci sono grandi divismi. Prima che iniziassi a suonare Felix Lalù era il mio mito, un genio. Non mi sono fatto problemi a fermarlo e a farmi indicare dove poter suonicchiare e lui non si è fatto alcun problema a rispondermi. Stessa cose è successo con Joe barba, prima di diventare compagni di merende io avevo i poster degli squirties in camera praticamente e sapevo i testi di tutte le canzoni a memoria. Nonostante fossi un cinno fastidioso hanno trovato qualcosa da farmi fare e mi ha mecenatizzato. Noi cerchiamo di aiutare gli altri gruppi ed essere disponibili per quanto ci è possibile e lo scambio di idee, informazioni e critiche è continuo. Aggiungi a tutto ciò che i posti dove musicare non sono poi infiniti e il gioco è fatto.

Una domanda per Iacopo, che vede tutti i suoi due gruppi in finale: all'audizione non hai paura di confonderti e suonare per sbaglio gli accordi dei Junow mentre attacchi un pezzo del Wooden o viceversa?

Da un lato mi viene da pensare che stiamo messibbene se tra 120 gruppi in concorso su 13 scelti in due ci suono io, dall'altro lato fa piacere sapere di portare avanti parallelamente due progetti validi che la gente apprezza.
La situazione non è nuova e crea qualche imbarazzo a volte ma io cerco di tenere i compartimenti stagni quando serve.
Se vedemo ad upload, due volte. ciao pischelli, abbraccianze dal collettivo!


https://www.facebook.com/woodencollective 

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